AGENZIA D'INFORMAZIONE n° 2 del 3.02.98
MAIS E SOIA: LE TECNICHE DI LAVORAZIONE A
BASSO IMPATTO AMBIENTALE
Con il delinearsi del sistema agricolo-alimentare proposto dalla
P.A.C. (Politica Agricola Comunitaria), l’agricoltura ha assunto
nuovi significati e scopi che oltrepassano quelli produttivi ed
economici.
La meccanizzazione agricola si è adattata ai nuovi
concetti dell’agricoltura sostenibile proponendo tecnologie che, nel
rispetto delle produzioni ottenibili, hanno un impatto limitato
sull’ambiente. In quest’ottica rientrano le tecniche a basso
impatto ambientale che interessano tutte le fasi del ciclo
produttivo dal controllo del compattamento e del passaggio delle
macchine agricole sugli appezzamenti, alla gestione dei residui
colturali, alle procedure d'applicazione dei fertilizzanti e dei
diserbanti.
Nel caso delle lavorazioni del terreno, la scelta
di macchine e attrezzature agricole deve consentire di creare un
substrato ottimale per le colture e nel contempo di realizzare
condizioni che inibiscono i fenomeni erosivi ed inquinanti, oltre a
permettere un razionale utilizzo delle risorse idriche naturali
(apporti di falda, precipitazioni). Si parla quindi di
lavorazioni conservative dei suoli.
Un gruppo di lavoro, coordinato dal Prof. Michele
Cera, del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali
dell’Università di Padova ha eseguito, in questi ultimi anni,
numerose sperimentazioni e specifici test di campo che hanno
permesso di definire i cantieri di macchine agricole per le
lavorazioni a basso impatto ambientale. In particolare si è cercato
di verificare e approfondire tecnologie in grado di:
- gestire il terreno senza inversione degli strati;
- ottimizzare la fase della preparazione del letto di semina
cercando di ridurne l’intensità e la profondità;
- ridurre il compattamento per ottenere una porosità stabile
nel tempo;
- ridurre i fenomeni di lisciviazione in falda, in
particolare per quanto riguarda i nitrati;
- contenere l'erosione
superficiale.
Per quanto riguarda il mais e la soia, sono state
individuate diverse linee di lavorazione riconducibili
essenzialmente a tecniche di lavorazione ridotta del
terreno. L’adozione di questi metodi di coltivazione consente di
ottenere effetti positivi sul terreno agrario, quali la riduzione
del compattamento e l’arricchimento in sostanza organica, e ben
s'inseriscono in un’ottica di contenimento dei costi di produzione e
salvaguardia delle risorse ambientali, in quanto tendono a ridurre
gli input sia chimici sia energetici in agricoltura. Inoltre, per
queste due colture, l’adozione di queste tecniche consente altri
vantaggi riconducibili alla semplificazione del parco macchine e
permette, comunque, di usufruire delle integrazioni di reddito
ritraibili con i contributi comunitari.
Per quanto riguarda le rese produttive, sulla base
dei risultati di sperimentazioni condotte in diversi Paesi, è
possibile affermare che la riduzione delle lavorazioni, soprattutto
se accompagnate da adeguate tecniche colturali, non comporta
variabilità. Esperienze pluriennali compiute nei nostri ambienti
hanno dimostrato che sia il mais sia la soia si avvantaggiano delle
lavorazioni ridotte, anche nei terreni tenaci e compattati presenti
in vaste zone della pianura veneta.
Le logiche di gestione delle tecniche
conservative : la programmazione delle lavorazioni
L’ottenimento dei vantaggi conseguibili con le
lavorazioni conservative è strettamente collegato ad una
corretta programmazione delle lavorazioni ed alla
conoscenza degli indici di lavorabilità dei terreni.
Epoche e modalità di intervento devono essere
scelte da parte dell’operatore agricolo nel rispetto delle
caratteristiche di stabilità, porosità e contenuto di sostanza
organica che assicurano la vitalità del terreno agrario.
Per favorire entrate in campo corrette e tempestive
risulta particolarmente vantaggiosa la conoscenza dei periodi
utili di esecuzione delle lavorazioni che sono legati, oltre che
alla data di semina, alle condizioni del terreno ed al clima della
zona. Affinché una lavorazione non comprometta la funzionalità del
suolo ed esalti la sua capacità produttiva è necessario operare con
terreno in tempera, ovvero entro ben definiti limiti di umidità del
suolo. Tramite specifici test di campo sono stati definiti, per ogni
tipologia di lavorazione (aratura, ripuntatura, erpicatura, ecc.),
gli indici di lavorabilità, ovvero degli intervalli entro cui
le lavorazioni possono essere eseguite nel pieno rispetto della
struttura dei suoli, e sono state evidenziate le condizioni limite
oltre le quali i danni causati dalle lavorazioni possono diventare
irreparabili.
Nella logica della programmazione degli interventi
di lavorazione a basso impatto ambientale, le lavorazioni sono state
classificate secondo un criterio temporale che comprende le
lavorazioni differite e le lavorazioni contemporanee alla
semina (tabella 1).
Le lavorazioni differite dalla semina
consentono di sfruttare il periodo estivo o quello invernale per
produrre degli effetti di controllo delle malerbe e per utilizzare
l'azione dei fattori climatici nella semplificazione della
preparazione del letto di semina o per la diretta semina con
macchine combinate. In particolare, le lavorazioni estive
sono specifiche per interventi di falsa semina e controllo
meccanico delle malerbe, ripristino della porosità e della buona
struttura del terreno attraverso la ripuntatura. Le lavorazioni
autunnali, invece, hanno come obiettivo la
ristrutturazione del suolo, il rimescolamento e l'incorporazione dei
residui colturali e dei fertilizzanti organici, il controllo delle
malerbe specie quelle rizomatose.
Le lavorazioni contemporanee alla semina
prevedono gradi successivi di semplificazione fino ad arrivare
alla semina diretta. I maggiori pregi di questo tipo di lavorazioni
sono la forte tempestività di intervento, l'elevata produttività del
lavoro, la diminuzione dei costi colturali, il controllo della
compattazione, la possibilità di utilizzare macchine combinate che
ottimizzano l’accoppiamento alle trattrici di alta potenza.
Vengono, così esaltati al massimo tutti i fattori
che caratterizzano la logica delle lavorazioni conservative dei
suoli e la riduzione dei costi di coltivazione.
Quali attrezzature utilizzare per le
tecniche di lavorazione ridotta
I concetti base che dovrebbero guidare il moderno
agricoltore nel gestire le pratiche di lavorazione e preparazione
del letto di semina sono:
diminuzione della profondità di aratura
lavorazione a due strati (ripuntatura profonda e
aratura superficiale)
semplificazione degli interventi per l'affinamento
del letto di semina.
Sono comportamenti che buona parte degli
agricoltori comincia ad apprezzare ed applicare, anche se in maniera
non ancora diffusa.
In particolare, le tecniche di lavorazione a due
strati prevedono l’esecuzione, contemporanea o in due tempi, di una
ripuntatura di adeguata profondità (50-60 cm) eseguita con il
ripuntatore (figura 1) e di un’aratura superficiale (20-30
cm) utilizzando un aratro polivomere. Queste tecniche di
lavorazione, alternative all'aratura profonda, rendono più agevoli
le lavorazioni secondarie in quanto la minore dimensione delle zolle
ed il limitato sovralzo lasciati rendono possibile l'impiego di
attrezzature semplici oppure razionalizzano l'uso delle attrezzature
mosse dalla presa di potenza, specialmente se di elevata larghezza
di lavoro.
Questa modalità di lavorazione sembra in grado di
abbinare i vantaggi dell’aratura (quali l’interramento dei residui
colturali, delle infestanti e dei loro semi nonché di fertilizzanti
organici, l’esposizione del terreno all’azione degli agenti
atmosferici, l’accrescimento della capacità di invaso ovvero delle
riserve idriche di un terreno) con quelli della ripuntatura
(disgregazione del terreno senza trasporto in superficie di terreno
inerte o a bassissimo contenuto di sostanza organica). Nel contempo
sono annullati alcuni difetti tipici dell’aratura profonda quali la
formazione della suola di lavorazione, l’eccessiva dimensione delle
zolle, l’elevata spesa energetica, gli elevati tempi di esecuzione e
l’interramento dei residui vegetali negli strati più profondi dove
prevalgono i processi riduttivi e l’attività microbica è minore
(importante per i processi di umificazione).
Le fessurazioni indotte dalla ripuntatura
favoriscono l’infiltrazione dell'acqua negli strati più profondi,
dove può essere convenientemente accumulata, sottraendola alle
perdite per evaporazione. Ciò non avviene in terreno arato
tradizionalmente che è in grado di assorbire ed accumulare molta
acqua grazie all'elevata macroporosità ma, con facilità, tende a
perderne altrettanta allorché le temperature inducono un aumento
dell'evaporazione superficiale.
E’ importante, per ottenere tutti gli effetti
positivi, che l'intervento di ripuntatura sia attentamente
programmato tenendo in considerazione le diverse condizioni del
terreno da lavorare e che sono influenzate, soprattutto, dagli
andamenti meteorologici e dalle rotazioni praticate.
La ripuntatura dovrebbe essere programmata quando
il terreno è in tempera, sfruttando anche le puntuali informazioni
dei servizi di agrometeorologia, evitando di intervenire in
condizioni di terreno troppo secco o troppo umido. Nel primo caso,
infatti, si avrebbero eccessive sollecitazioni delle attrezzature e
delle trattrici con forti incrementi nella spesa energetica; nel
secondo si annullerebbe quasi del tutto l'azione di frantumazione e
fessurazione dello strato lavorato, effettuando solamente un taglio
netto del terreno.
Se il terreno è stato molto
compattato (ad esempio dopo patata, bietola, mais ceroso) e
vi è scarsa presenza di erbe infestanti, si può anche effettuare
un secondo intervento di ripuntatura invernale con il duplice scopo
di migliorare ulteriormente la porosità del terreno ed esporre agli
effetti del gelo gli stoloni delle malerbe rizomatose. In questo
caso, è consigliabile ridurre la distanza fra le ancore a 50-60 cm
ed è possibile evitare del tutto l'intervento di aratura. In
primavera il terreno si presenterà affinato in maniera grossolana,
ma sufficiente per seminare anche direttamente.
Nel caso sia necessario un intervento di
affinamento, è sufficiente effettuare una lavorazione con erpici
a denti elastici (figura 2), chiamati anche vibrocultori,
possibilmente utilizzando trattrici equipaggiate con pneumatici
gemellati o a larga sezione al fine di salvaguardare al massimo
l'ottima porosità del terreno ottenuta con i precedenti
interventi.
Per terreni particolarmente ricchi di residui
della coltura precedente o di semi di malerbe infestanti è
consigliabile un'aratura superficiale dopo la prima ripuntatura
autunnale. Anche in questo caso, se l'intervento di aratura è svolto
in maniera corretta (terreno in tempera con profondità di lavoro
contenuta sui 20-25 cm), in terreni non troppo pesanti è possibile
seminare direttamente in primavera poiché l'effetto del gelo/disgelo
invernale dovrebbe dar luogo ad un terreno omogeneamente disgregato.
Viceversa si procederà all’affinamento del letto di semina mediante
utilizzo di vibrocultor.
Se i terreni si presentano eccessivamente
umidi o addirittura bagnati (es. dopo raccolta ritardata di
bietola o mais da granella), è possibile effettuare l'aratura
invernale utilizzando una moderna attrezzatura, l’aratro rotativo o
rotoaratro (figura 3), che permette di arare anche in
condizioni estreme. Gli aratri rotativi sono attrezzature concepite
come alternativa all’aratro, caratterizzati da una buona capacità di
lavoro, che sfruttano in modo razionale la potenza del trattore
senza provocarne slittamenti. Il loro utilizzo è possibile in
condizioni limite del terreno e le zolle ottenute sono di dimensione
minore di quelle prodotte dall’aratura tradizionale; inoltre, non
viene prodotta suola di lavorazione, i residui colturali vengono
miscelati in tutto il profilo lavorato, l’attrezzo è semplice nelle
regolazioni e stabile durante la lavorazione. A fronte di un costo
spesso elevato sono possibili risparmi energetici del 20-25%
rispetto all’aratura tradizionale.
Quando i tempi di esecuzione sono limitati, è
possibile effettuare in un unico passaggio la diretta preparazione
del letto di semina e la semina utilizzando le attrezzature
combinate. Tali macchine svolgono un ottimo lavoro anche su
terreni tenaci e sono generalmente costituite da una serie di
ancore, poste su due ranghi, da una fresatrice o erpice a denti
elastici o rotore, da un rullo packer di pareggiamento e da una
seminatrice (figura 4). Il rullo deve essere dotato di efficaci
organi pulitori per assicurare un regolare lavoro anche in terreni
umidi.
Le principali macchine combinate presenti sul
mercato italiano sono caratterizzate da un’elevata versatilità e
polivalenza di impiego che consentono un buon adattamento a diverse
condizioni operative (tipologia e stato del terreno, tipo e quantità
di residui colturali, ecc.) e la loro utilizzazione in momenti
diversi per un numero elevato di colture e condizioni tecniche
(terreno sodo, lavorato superficialmente, ripuntato).
Per quanto riguarda la semina della soia, le
normali seminatrici di precisione possono convenientemente essere
sostituite dalle seminatrici a righe. La soia, infatti, si
avvantaggia di una semina "a prato" che si può ottenere, mantenendo
invariato l’investimento (kg di seme per ettaro), con una riduzione
della distanza tra le file (dai normali 45 cm ai 20 cm, fino a 10-12
cm); inoltre, nel caso d'inoculazione con rizobio (pratica che può
essere effettuata direttamente nella tramoggia della seminatrice) il
flusso d’aria della seminatrice pneumatica tende a trascinare via il
rizobio dal seme.
Considerazioni
conclusive
Le tecnologie di lavorazione ridotta non sono un
magico toccasana che consente di lavorare meno e guadagnare di più,
ma possono diventarlo se l'introduzione nell'economia aziendale è
legata ad un'attenta programmazione di tutti gli interventi
colturali che devono essere coordinati e rivisti in funzione delle
nuove lavorazioni.
In ogni caso va tenuto presente un concetto base:
sono necessari almeno due tre anni affinché il terreno possa
adattarsi ad un nuovo equilibrio ed esplicare al massimo i vantaggi
della semplificazione colturale. Nei primi tempi, infatti, se da un
lato sono immediatamente evidenti i vantaggi in termini di risparmio
energetico e di aumentata capacità operativa, sono, invece, maggiori
i problemi legati soprattutto alla gestione delle malerbe
infestanti. Per contrastare questo effetto che comunque
si attenua dopo i primi anni è importante curare al massimo la
tecnica di diserbo, sia in pre- che post-emergenza. L'applicazione
efficace del diserbo porta nel breve periodo ad una riduzione dello
stock di semi delle malerbe presenti nello strato superficiale con
vantaggi evidenti solo dopo alcuni anni dall'introduzione delle
lavorazioni ridotte.
Nell'ottica di medio-lungo periodo, quindi, una
volta esaurito lo stock di semi superficiali la riduzione delle
lavorazioni non dà persistenti problemi di infestanti che
generalmente sono i più temuti.
In conclusione, per valutare obiettivamente i
vantaggi o gli svantaggi derivanti dall'adozione di tecniche di
lavorazione ridotta è necessario uscire dall'ottica del semplice
confronto basato sui quintali prodotti, considerando, invece, anche
i costi e i tempi necessari per le varie operazioni. Solo in questo
modo è possibile praticare una precisa scelta imprenditoriale per
decidere la loro introduzione nelle proprie pratiche aziendali.

Figura 1 - Ripuntatore ad ancore diritte.

Figura 2 - Erpice a denti elastici o
vibrocultor.

Figura 3 - Aratro rotativo o rotoaratro.
Figura 4 - Modularità delle operatrici
combinate : ancore + rotore e erpici + rulli +
seminatrici.
Tabella 1 - Quadro riassuntivo delle operazioni
nella programmazione delle lavorazioni
TIPO DI
LAVORAZIONE |
TIPO DI
OPERAZIONE |
EFFETTI |
LAVORAZIONI
DIFFERITE DALLA SEMINA |
LAVORAZIONI
DIFFERITE
ESTIVE |
RIPUNTATURA |
- intervento
correttivo per il ripristino della struttura del
terreno
- elevato indice di
utilizzazione della potenza della trattrice
- elevata capacità di
lavoro |
LAVORAZIONE
DELLE STOPPIE |
- interramento e
miscelazione dei residui della coltura precedente
- controllo meccanico
delle infestanti in presemina
- lavorazione
superficiale del terreno per la coltura
successiva |
LAVORAZIONI
DIFFERITE
AUTUNNALI |
ARATURA
SUPERFICIALE |
- rendimento ottimale
della trattrice
- elevata capacità di
lavoro
- valorizzazione
della sostanza organica
- ridotta
zollosità |
ROTOARATURA |
- riduzione dei
consumi energetici
- idonea su terreni
tenaci, sia asciutti che umidi
- non produce suola
di lavorazione
- corretto
rimescolamento dei residui su tutto il profilo
lavorato |
LAVORAZIONI
CONTEMPORANEE
ALLA
SEMINA |
SEMINA
DIRETTA SU TERRENO LAVORATO |
- contenimento dei
costi, dell'energia e di manodopera
- riduzione della
compattazione
- rapidità di
esecuzione |
SEMINA
DIRETTA SU TERRENO NON LAVORATO |
- maggior
tempestività di intervento
- buona gestione dei
residui colturali
- risparmi economici,
energetici e di manodopera |
SEMINA
DIRETTA SU TERRENO LAVORATO A FASCE |
- contenimento dei
costi, dell'energia e di manodopera
- riduzione della
compattazione
- rapidità di
esecuzione
- maggior controllo
del ruscellamento |
SEMINA SU
TERRENO SODO |
- massima riduzione
dei costi e risparmi energetici
- massimo controllo
dei fenomeni erosivi |
Autore: Dott.ssa Lucia
Bortolini del Dipartimento Territorio e Sistemi Agroforestali
dell'Università di Padova |