Corso di Valutazione Nutrizionale dei Mangimi

Prof.ssa Doriana Tedesco

 

Lezione 1 - valutazione qualitativa dei foraggi

QUALITA’ DEL FORAGGIO ED EFFICIENZA DELLA RAZIONE
FORAGGIO DI QUALITA' PER UNA RAZIONE BILANCIATA
TASSO DI DEGRADAZIONE (kd)
 
 
 
Il valore nutritivo di un foraggio varia in funzione di:
- SPECIE
- VARIETA’
- CONDIZIONI CLIMATICHE
- MANAGEMENT
- TRATTAMENTI

 

FATTORI CHE INFLUENZANO LA QUALITA’ DEL FORAGGIO E L’EFFICIENZA DELLA RAZIONE

La specie foraggere influenza la digeribilità e l’assunzione:

  • rispetto alle leguminose, le graminacee hanno una fibra più digeribile ma di lenta utilizzazione: limita di fatto l’assunzione alimentare
  • l’avanzare della maturità del foraggio diminuisce il potenziale digestivo, sia per le graminacee che per le leguminose
  • fattori ambientali: i foraggi cresciuti in ambienti molto caldi sono meno digeribili

Foraggi di bassa qualità non possono essere compensati aumentando il tenore energetico della dieta ma un foraggio di buona qualità è la base per una corretta formulazione della dieta.

Espressione della qualità di un foraggio:

  • Valutazione visiva: non permette una accurata stima dello stadio vegetativo di raccolta e della digeribilita’
  • Valutazione chimica: non permette di conoscere l’eventuale contaminazione da muffe o la presenza di materiale estraneo
  • valutazione ottimale: valutazione visiva + valutazione chimica

FORAGGIO DI QUALITA' PER UNA RAZIONE BILANCIATA

La fibra è fisiologicamente importante per la salute e la longevità della bovina. Razioni altamente energetiche per bovine ad elevata produzione richiedono una sufficiente quantità di fibra per non incorrere nei fenomeni di acidosi. Il concentrato non può sostituire una razione con foraggi di bassa qualità.

IMPLICAZIONI DEL MODELLO DI INTERAZIONE TRA FIBRA E DIMENSIONE DI PARTICELLE
Se si somministrano elevate quantità di fibra da concentrato, la quota di foraggio sarà inevitabilmente bassa, quindi le dimensioni di particelle dovranno essere grandi a sufficienza per stimolare la ruminazione e la ritenzione delle particelle più piccole

DIMENSIONE DELLE PARTICELLE DI FORAGGIO
Dal 15 al 20% delle particelle in un foraggio dovrebbero avere una dimensione media pari a 38 mm di lunghezza.
In conclusione
La dimensione delle particelle è associata all’eNDF:
se la razione ha il 30% di NDF con il 5-10% delle particelle dei foraggi superiori a 3.8 cm non occorre intervenire
se il 15% delle particelle eccede i 3.8 cm si può ridurre l’NDF del 2%
aumento del 2% l’NDF se poche particelle hanno una dimensione adeguata

Per ogni riduzione di unità percentuale di NDF da foraggio al di sotto del 19% s.s., la concentrazione di NDF nella razione aumenta di 2 unità percentuali, mentre la concentrazione di NFC si riduce di due unità percentuali.

TASSO DI DEGRADAZIONE (kd)

E’ una proprietà intrinseca di ogni alimento, valutata mediante cinetiche di primo ordine (substrato limitato, enzimi in eccesso). In questo modo vengono valutate le frazioni A B C:

  • Kd della frazione A si assume essere istantaneo
  • Kd della frazione C si assume essere zero
  • Kd della frazione B: veloce (200-300%/h) - intermedio (5-15%/h) - lento (<2%/h)

Durante la fermentazione degli insilati alcune delle componenti non strutturali della cellula sono metabolizzate primariamente in acudo lattico e acido acetico. Questi acidi organici sono utili agli animali come componente della energia metabolizzabile ma sono sottratte alle fonti di ATP per la crescita microbica. Di conseguenza l'insilamento ha poco effetto sul valore di energia ma può influenzare il valore proteico sostanzialmente deprimendo la produzione di proteina batterica. Gli acidi organici entrano nella frazione A: per compensare tale passaggio il Kd viene ridotto del 10%/h.

Tabella 1. Mais insilato: effetto della lunghezza di trinciatura e della rottura delle cariossidi sulla digeribilità ruminale ed intestinale della frazione B

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Approfondimenti (in lingua inglese, dal sito www.caf.wvu.edu):